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E’ ormai un dato pacifico che, per rimanere competitive nel mercato e migliorare la propria reputazione, le imprese debbano ispirarsi a modelli che esaltino i temi dell’inclusività, dell’uguaglianza e del welfare.

Nella consapevolezza della rilevanza di tali temi, il legislatore ha modificato il Codice delle Pari Opportunità, istituendo da ultimo la Certificazione di Parità di Genere, con l’obiettivo di eliminare ogni forma di Gender gap, incrementare l’empowerment femminile, facilitare l’accesso delle lavoratrici alle posizioni di leadership e, in ultima analisi, assicurare maggiore qualità al lavoro femminile.

 

Che cosa è

 

Si tratta di un certificato rilasciato in favore di quei datori di lavoro che dimostrino un concreto impegno nell’attuazione di politiche volte all’eliminazione del divario nel trattamento tra uomo e donna in ambito lavorativo, con particolare riferimento:

  • alle opportunità di crescita in azienda,
  • alla parità salariale a parità di mansioni (c.d. Gender pay gap),
  • alle politiche di gestione delle differenze di genere e
  • alla tutela della genitorialità.
      Come si ottiene

 

Il DPCM del 29 aprile 2022, ha individuato i parametri per il conseguimento della certificazione della parità di genere, riconducendoli a quelli di cui alla prassi UNI/PdR 125:2022.

Nel concreto, la citata prassi prevede la valutazione del comportamento aziendale sulla scorta di alcuni KPI (Key Performance Indicator – Indicatori chiave di prestazione) relativi ai seguenti ambiti:

  • cultura e strategia,
  • governance,
  • processi HR,
  • opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda,
  • equità remunerativa per genere e
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

L’impresa richiedente avrà diritto alla Certificazione se, sommati i vari KPI, totalizzerà un punteggio pari almeno al 60% di quello massimo.

Preposti a tale valutazione e al conseguente rilascio della Certificazione sono gli enti abilitati ai sensi del Regolamento CE 765/2008, che ricevono uno specifico accreditamento in tal senso dall’Istituto “Accredia” (tra i vari attualmente presenti figurano Bureau Veritas Italia S.p.A, DNV Business Assurance Italy S.r.l., RINA Services S.p.A.).

Una volta ottenuta, la Certificazione avrà validità triennale, ma sarà comunque soggetta ad un monitoraggio annuo che potrà portare ad una sua revoca in ipotesi di perdita dei requisiti.

 

Il sistema di “Premialità di Parità”

 

La Certificazione ha l’intento di ricompensare il datore di lavoro più virtuoso, consentendo l’accesso ad un sistema che prevede:

  • un esonero dal versamento dell’1% dei complessivi contributi previdenziali, nel limite massimo di Euro 50.000,00 annui per ciascuna azienda.

La Circolare Inps n. 137 del 27.12.2022 indica le istruzioni operative per inoltrare all’Inps la domanda di esonero che dovranno seguire i datori di lavoro che abbiano ottenuto la Certificazione nel 2022.

L’esonero è confermato anche per le imprese che otterranno la Certificazione nel 2023 entro limiti consentiti dei fondi accantonati (ad oggi risultano stanziati per l’anno in corso 50 milioni di euro).

  • un “punteggio premiale” per favorire l’accesso ad aiuti di Stato o sistemi di cofinanziamento a quelle imprese che, al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano entrate in possesso della Certificazione;
  • una riduzione della garanzia richiesta per la partecipazione alle gare di appalto pubbliche, oltre alla possibilità per le amministrazioni aggiudicatrici di istituire ulteriori sistemi premiali legati al possesso della Certificazione.
Gli obiettivi a lungo termine

 

Il sistema appena delineato rientra nella c.d. “Missione 5 – Inclusione e Coesione” del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e, nel quadro della “Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026”, persegue l’ulteriore finalità di ottenere, entro il 2026, un incremento di 5 punti nella classifica dell’indice sull’eguaglianza di genere elaborata dall’ EIGE (Istituto Europeo per L’uguaglianza di genere), all’interno della quale l’Italia occupa attualmente il 14° posto della classifica dei Paesi UE.

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